Dove affonda le radici la scienza moderna

     Il Medioevo europeo è stato un periodo di grande fervore culturale e di diffusa creatività, che ha raggiunto traguardi straordinari nella produzione artistica, architettonica e letteraria, ma che ha dato contributi altrettanto significativi, pur se meno noti, anche in campo scientifico e tecnologico.

     Si è soliti far risalire la nascita della scienza moderna all’inizio del Seicento, quando si è affermato il metodo sperimentale di Galilei, basato sulla matematica come linguaggio adeguato per leggere i fenomeni naturali e sugli esperimenti come strumento di controllo e verifica delle ipotesi fatte sulle leggi della natura. Ma ciò non corrisponde totalmente in modo adeguato al reale svolgersi dei fatti, in quanto non tiene in debito conto le radici su cui affonda Galilei. La nascita della scienza moderna non è avvenuta per “illuminazione divina”, “dall’oggi al domani”, un fiore non sboccia senza un terreno di coltura adeguato, e questo terreno di coltura è stato il mondo classico prima e il medioevo poi.

     La conoscenza scientifica affonda le sue radici nei grandi sistemi di pensiero della Grecia classica (due nomi su tutti: Platone e Aristotele) e nei primi sviluppi della matematica (Talete,Pitagora ed Euclide).

     Dopo il periodo di transizione del basso medioevo si arriva alla fioritura del secolo XII in cui si sviluppa un vasto movimento scientifico che ha preso le mosse nelle abbazie per poi consolidarsi nelle università. I medievali hanno riscoperto la scienza greca e araba, ne hanno re-inventato contenuti, procedimenti e strumenti; ma soprattutto l’hanno inserita in quell’orizzonte di pensiero e di vita che le ha conferito nuove motivazioni e grande slancio ideale, ne ha consolidato le fondamenta concettuali e ha realizzato le condizioni pratiche per un suo sviluppo. E’ solo grazie a questa eredità che poi gli scienziati rinascimentali hanno potuto innalzare l’edificio della scienza moderna. In questa prospettiva l’opera di Galiei non viene dissolta ma anzi valorizzata per quello che è realmente stato: un momento di “rivoluzione scientifica” nel senso che ha partire dal suo retroterra culturale (la cultura classica del Greci e quella reinvenzione e slancio positivo dell’alto medioevo) vi è stato l’acquisizione di un nuovo paradigma (la chiarezza dell’impostazione del metodo matematico) che ha fondato la nuova scienza.

     E’ interessante a questo punto citare alcuni grandi del medioevo per sentire come pensavano la natura:

     “Altri, per trovare Dio, leggono un libro. È un gran libro la stessa bellezza del creato- guarda, considera, leggi il mondo superiore e quello inferiore. Dio non ha tracciato con l'inchiostro lettere per mezzo delle quali tu lo potessi conoscere. Davanti ai tuoi occhi ha posto ciò ch'egli' ha creato. Perché cerchi una voce più forte?”

S. Agostino, Sermones, 68, 6
(Come non trovarvi qui l’eco della posizione di Galileo?)


     “Tutta la natura parla di Dio, tutta la natura ammaestra l'uomo, tutta la natura genera una intelligibilità: non c'è nulla di sterile nell'universo.”

Ugo di S. Vittore, Didascalicon
(Einstein disse che la cosa più strabiliante che si presenti
all’umano pensiero è che l’universo sia conoscibile).


     “Sono mosso da dolcezza spirituale verso il Creatore e Reggitore di questo mondo, perché io Lo seguo con venerazione e riverenza maggiori quando contemplo l'immensità, la bellezza e la permanenza della Sua creazione.”

Vincenzo di Beauvais, Speculimi maius, prologo, cap. VI


     “Uno dovrebbe insegnare quel che disse il Filosofo (Aristoteie), per l'autorità della sua dottrina e per il rispetto che merita; e ognuno dovrebbe interpretare ciò che è detto secondo la sua conoscenza e la sua abilità. Ma bisogna capire, secondo lo stesso Filosofo, che uno non dovrebbe mai distaccarsi da ciò che è evidente ai sensi.”

Teodorico di Freiberg, De Iride
(Ciò che è evidente ai sensi non è forse una frase
che precorre il concetto di esperimento?)


     “Duplice è il modo di acquisire scienza. Un primo modo è tramite la dimostrazione, l'altro tramite l'induzione. Questi due modi differiscono tra loro, poiché la dimostrazione procede dagli universali, mentre l'induzione dai particolari. Se dunque l'universale, da cui procede la dimostrazione, si può conoscere senza l'induzione, ne seguirebbe che l'uomo potrebbe acquisire la sua conoscenza (la conoscenza dell'universale), senza l'ausilio del senso. Ma è impossibile che le cose universali siano indagate senza l'induzione. E questo è più chiaro nelle cose sensibili poiché in esse, tramite l'esperienza che abbiamo circa i singolari sensibili, acquisiamo la conoscenza universale.”

S. Tommaso, Commento agli Analitici secondi di Aristoteie
(Non si mette in luce qui forse che l’aspetto della conoscenza
del mondo fisico non può essere una costruzione di tipo
assiomatico del mondo ma deve procedere dall’esperienza?)


     “In matematica si compiono esperienze universalmente valide intorno alle conclusioni, calcolando e tracciando figure geometriche, e questo metodo di procedere si applica a tutte le scienze, compresa la scienza sperimentale, poiché non si può conoscere nessuna scienza senza la matematica.”

R. Bacone, Opus Maior
(Come non rimanere meravigliati di fronte a questa
visone - profetica, poiché Bacone lo aveva solo intuito -
dell’importanza della matematica nell’investigazione della natura?)


     Solo a titolo esemplificativo si può tentare di mostrare alcuni passi fondamentali dello sviluppo scientifico:

1. Nei secoli VII e VI a.C. si può dire che nella regione della Ionia sia nata la cosmologia fisica:che si sviluppa poi tra il V e IV sec. a.C:Appaiono anche le prime dottrine atomiste:
2. A Samo nel VI secolo a.C. nasce la scuola dei Pitagorici:e nel III sec.a.C:
3. Sull'isola di Kos
4. Ad Atene
5. A Siracusa
6. Ad Alessandria
7. Nel mondo romano
8. L'epoca ellenistica ha i suoi centri a Vergamo e ad Alessandria d'Egitto.
9. Nel VI sec, sempre ad Alessandria il neoplatonico Giovanni Filopono rifiuta l'idea del mezzo come causa del moto e parla di una forza motrice incorporea impressa al corpo in movimento.

10. A Siviglia

11. In Northumbria nel VII - VIII sec si sviluppa un grande movimento culturale, culminato cone poi trasferito in Germania da san Bonifacio di Crediton (675-753) e alla corte carolingia di Acquisgrana da Alcuino di York (730-804.)

12. Nel X - XI secolo fioriscono i monasteri benedettini della Germania meridionale, San Gallo, Tegernsee e Reichenau dove Ermanno detto lo storpio (1013-1054), svolge ampi studi di matematica e astronomia e costruisce un astrolabio.

13. Verso la fine del V secolo inizia presso la cultura islamica un grande interesse per le scienze, che continuerà sino al XII secolo.

Alla scuola di Baghdad
in Persia
in Egitto
il persiano
in Spagna
     Duhem, famoso storico della scienza, ad inizio secolo XX spiegherà così, con toni assai vivaci, in una lettera scritta a R Bulliot la nascita della scienza: «Dalla sua nascita la scienza ellenica è tutta impregnata di teologia, ma di una teologia pagana. La teologia insegna che i cieli e gli astri sono degli dei, essa insegna che non possono avere altri movimenti all'infuori del moto circolare e uniforme che è il movimento perfetto; essa maledice l'empio che osa attribuire un movimento alla terra, luogo consacrato della divinità... Ora, questi ostacoli, chi li ha spezzati? Il Cristianesimo. Chi ha, in primo luogo, profittato della libertà così conquistata per lanciarsi alla scoperta di una scienza nuova? La Scolastica. Chi dunque, nel mezzo del XIV secolo, ha osato dichiarare che i cieli non erano per nulla mossi da intelligenze divine o angeliche, ma da un impulso indistruttibile ricevuto da Dio al momento della creazione, nello stesso modo in cui si muove una palla lanciata dal giocatore? Un maestro delle arti di Parigi: Giovanni Burida-no. Chi ha, nel 1377, dichiarato il movimento diurno della terra più semplice e più soddisfacente per la mente del movimento diurno del cielo, chi ha nettamente rifiutato tutte le obiezioni sollevate contro il primo di questi movimenti? Un altro maestro di Parigi, divenuto arcivescovo di Lisieux: Nicola d'Oresme. Chi ha fondato la dinamica, scoperto la legge della caduta dei gravi, posto le fondamenta di una geologia? La Scolastica parigina in tempi in cui l'ortodossia cattolica della Sorbona era proverbiale nel mondo intero. Che ruolo hanno giocato nella formazione della scienza moderna quei liberi spiriti, tanto vantati, del Rinascimento? Nella loro superstiziosa e acritica ammirazione dell'antichità essi hanno misconosciuto e trascurato tutte le idee feconde che aveva prodotto la Scolastica del XIV secolo, per riprendere le teorie meno sostenibili della fisica platonica o peripatetica. Cosa fu, alla fine del XVI secolo e all'inizio del XVII secolo quel grande movimento intellettuale che ha prodotto le dottrine ormai ammesse? Un puro e semplice ritorno agli insegnamenti che dava, nel medioevo, la Scolastica di Parigi, in modo che Copernico e Galileo sono i continuatori e in un certo modo i discepoli di Nicola d'Oresme e di Giovanni Bu-ridano. Se dunque questa scienza, di cui noi siamo cosi legittimamente fieri, ha potuto vedere la luce, e perché la Chiesa cattolica ne è stata la levatrice».

Da un saggio di Peter Hodgson (storico della scienza)

     Visto nella più ampia prospettiva storica lo sviluppo esplosivo della scienza nell'Europa del XVII secolo è uno degli eventi più straordinari nell'intera storia umana. Rende la nostra civiltà differente dalle altre. Per la prima volta gente di tutto il mondo è unita da possibilità di rapide comunicazioni, viaggi e di commercio. Perché questa comprensione della struttura dettagliata del mondo che noi chiamiamo scienza si sviluppò e maturò in un determinato luogo e in un determinato momento? Questa è la domanda che ci può portare al cuore della relazione tra la scienza e la base cristiana della nostra civiltà. Si è soliti parlare della relazione fra la scienza e la ragione come se esse fossero due attività indipendenti. Di conseguenza possiamo paragonare e porre in contrasto i loro obiettivi, i loro modi dì procedere e lo stato delle loro conclusioni. Ciò non è senza valore ma presuppone che esse siano due attività indipendenti che, in qualche modo, devono essere relazionate l'una con l'altra. Questo sposta l'attenzione dal punto centrale che è essenziale per capire il loro rapporto e cioè che guardato in una prospettiva storica esiste una connessione organica tra di esse. La scienza, come la conosciamo, è basata su certe definite credenze del mondo e queste credenze hanno la loro origine nella teologia dell'Europa cristiana. Se guardiamo alle grandi civiltà del passato, in Cina, in India, in Babilonia ed Egitto, in Grecia ed a Roma noi troviamo frequentemente strutture sociali ben sviluppate, magnìfiche realizzazioni artistiche e architettoniche, lavori teatrali e filosofici imperituri, ma niente che sia remotamente equivalente alla scienza moderna. Troviamo grandi abilità nel lavorare il legno ed il metallo, congegni meccanici ingegnosi, acute riflessioni circa il mondo, ma non la dettagliata comprensione quantitativa della questione, dai quark alle galassie,, espressa come soluzione di alcune equazioni differenziali, prerogativa delle aree più sviluppate della scienza moderna . La maggior parte delle grandi civiltà del passato fornirono tutti i requisiti materiali per la crescita della scienza. Ci fu una classe sociale agiata, abilità tecniche, sistemi di scrittura e di matematica. Ovviamente questo per se stesso non è sufficiente. Ciò che mancava era l'attitudine della mente verso il mondo materiale che è l'essenziale precondizione della scienza ed in alcuni casi una struttura sociale che consentisse alle nuove idee di fiorire.

     Che cosa dobbiamo credere prima di poter sperare di diventare scienziati? Dobbiamo credere che il mondo sia in qualche modo buono così che sia degno di essere accuratamente studiato. Dobbiamo credere che sia ordinato e razionale, cosicché quello che è vero un giorno sarà ancora vero il giorno dopo. Dobbiamo credere che questo ordine sia raggiungibile dalla mente umana poiché altrimenti sarebbe inutile cercare di scoprirlo. Dobbiamo credere che questo ordine non sia un ordine necessario che possa essere rivelato dal puro pensiero come le verità della matematica, ma piuttosto sìa un ordine contingente e dipendente che possa essere rivelato solamente tramite esperimenti. Oltre a queste convinzioni circa il mondo, lo sviluppo della scienza dipende da convinzioni morali come l'obbligo di condividere liberamente ogni conoscenza acquisita. Inoltre quando diventa chiaro che la conoscenza scientifica può essere applicata per coltivare più cibo e curare malattie, il suo ulteriore sviluppo è incoraggiato se noi crediamo che dovremmo fare queste cose per aiutare la gente. Queste credenze possono sembrarci ovvie, ma nel contesto della storia umana sono molto speciali. Non si trovano nelle antiche civiltà e questo è il motivo per il quale la scienza in senso moderno non sì sviluppò presso di loro. In alcuni casi, nell'antica Grecia per esempio, vi fu un impressionante inizio da parte di alcuni uomini geniali ma ad essi mancava il supporto di un coerente sistema di credenze condivise dall'intera comunità e non divenne mai un'impresa autosostentata.

     Perché queste credenze furono trovate nell'Europa cristiana? C'è qualche connessione con la teologia medioevale che formò la mente dell'Europa nei secoli critici prima della nascita della scienza? In tutti ì casi troviamo che vi è tale connessione. Per veder che è così dobbiamo guardare più dettagliatamente lo sviluppo storico della scienza.

Le origini della scienza

     La nostra attuale conoscenza scientifica e tecnica è stata raggiunta attraverso una lunga difficile e tortuosa strada, dalle osservazioni astronomiche dei babilonesi alla teoria dei quanti e ai super computer di oggi. Da principio la scienza non era distinta dalla filosofia e le sue radici devono essere trovate nei primi tentativi di dare un senso al mondo. Prima che le risposte possano essere date, noi dobbiamo fare le giuste domande. Quali metodi dovremmo usare per capire la natura? Come possiamo sapere che le nostre risposte sono giuste? Perché le cose cambiano? C'è una realtà immutabile dietro ai cambiamenti che ci circondano? Nei secoli si è risposto a queste domande in modi differenti sotto l'influenza delle culture locali.

     Fu estremamente difficile iniziare. I primi filosofi Ionici fecero delle speculazioni iniziali ma il primo vero sistematico tentativo fu fatto da Ari-stotele. Egli prese tutto lo scibile a lui noto e propose una vasta struttura razionale che abbracciava tutti i campi di attività dalla matematica alla fisica, alla biologia, alla politica, all'arte, alla musica. Egli fu un osservatore eccezionalmente acuto e molte delle sue descrizioni e scoperte biologiche non furono sorpassate fino all'invenzione del microscopio circa duemila anni più tardi. Aristotele fu soprattutto interessato ai principi generali della natura, basandosi su relazioni qualitative tra le cose, e non su una precisa analisi quantitativa. Egli riconobbe che alcuni fenomeni naturali come i fenomeni ottici e le armonie musicali potevano essere descritti in modo matematico, ma egli distinse questo dalla matematica e dalla filosofia naturale. Aristotele considerò il mondo come un organismo con uno scopo. Ogni corpo materiale ha un posto naturale e sempre si muove verso quel posto. Questo può essere visto chiaramente nel suo dibattito del moto, il fenomeno più fondamentale che è alla base della fisica e perciò di tutta la scienza. Egli distinse tra due tipi di moto naturale, il moto circolare caratteristico dei corpi celesti, e il moto lineare caratteristico dei corpi sulla terra. Il regno celeste è immutabile e incorruttibile e i pianeti devono muoversi in orbite circolari perché il cerchio è la curva più perfetta. Sulla terra i corpi lottano per raggiungere il loro posto naturale, il fuoco andando in alto e i corpi pesanti verso il basso. La loro velocità di caduta dipende dai loro pesi, poiché i corpi pesanti lottano più fortemente per raggiungere i loro posti naturali; un corpo di un certo peso cade due volte più velocemente di uno di metà peso. Così benché Aristotele sostenesse che tutta la conoscenza viene a noi tramite i sensi, egli spesso preferì le sue deduzioni alle più semplici osservazioni. In questo caso, un esperimento di pensiero basta poiché secondo Lui due pesi uguali uniti da una leggera corda dovrebbero cadere a due volte le velocità di pesi separati. Aristotele analizzò i concetti di tempo, di spazio, di moto e arrivò alla conclusione che il mondo è eterno. Egli credette anche che il tempo è ciclico, cosicché dopo un lungo periodo ogni cosa è ripetuta di nuovo e di nuovo, senza fine. La visione aristotelica del mondo era una struttura logicamente coerente che servì da cornice al pensiero per quasi duemila anni. Con la sua enfasi sul fine, un concetto che non esiste in fisica il suo credere oltremodo ottimista che è possibile intuire la struttura del mondo e con la sua mancanza di conoscenza dell'importanza delle misure quantitative impedì lo sviluppo della vera scienza. Altri Greci, principalmente Archimede ed Euclide fecero fondamentali progressi in geometria e nell'analisi dei fenomeni naturali, ma, nonostante l'inizio eroico, la scienza Greca non si sviluppò mai in un impresa autosostentata. Per riassumere, Aristotele credeva nell'eternità del mondo, in un universo ciclico e in un mondo con un fine anche nelle cose materiali. Egli credeva pure che la sostanza celeste, il mondo delle stelle e dei pianeti fosse incorruttibile, a differenza della sostanza terrestre che potesse subire cambiamenti. Queste credenze impedirono lo sviluppo della scienza per duemila anni. Questo freno paralizzante dovette essere superato prima che la scienza potesse svilupparsi nella sua forma moderna.

     Un nuovo inizio, uno stile fresco di pensiero scientifico fu reso possibile dalla visione giudaico cristiana del mondo. Il Dio degli ebrei è molto differente dal dio di Piatone o dal primo motore di Aristotele. In netto contrasto il Dio degli ebrei liberamente creò un mondo completamente distinto da se stesso e le sue azioni sono imperscrutabili agli uomini a meno che Egli liberamente decida di rivelare i Suoi progetti. Il libro della Genesi testimonia la credenza ebrea in un Creatore trascendente sin dalle Sue frasi iniziali: "In principio Dio creò il cielo e la terra" "e Dio vide quanto aveva fatto ed ecco, era cosa molto buona" (Genesi 1,1;1,31). In contrasto con i confusi miti sulla creazione delle nazioni circostanti, la storia della creazione nella Genesi ha una chiara struttura logica, espressa in forma poetica. Esprìme chiaramente la credenza nell'assoluta sovranità, razionalità e benevolenza di Dio che porta all'essere tutte le cose per Suo comando e comunica la Sua bontà ad esse. Benché non espresse in linguaggio moderno contiene le credenze essenziali circa il mondo che devono essere tenute in considerazione se la scienza deve fiorire. I primi salmi ci dicono come Dio fece il mondo e lo preparò per l'uomo. Egli mette i cieli, la luna e le stelle ai loro posti e fa l'uomo dominatore dei Suoi lavori, ordinando ogni cosa "in misura, numero e peso" (Sapienza 11,20). Nella Sua risposta a Giobbe Jahve chiede: "dov'eri tu quando io ponevo le fondamenta della terra? Dillo, se hai tanta intelligenza'. Chi ha fissalo le sue dimensioni, se lo sai, o chi ha teso su di essa la misura?" Dio è onnipotente e Egli solo deve essere adorato. Le credenze animiste degli Egiziani e dei Babilonesi, gli dei della foresta, le credenze in una madre terra divina sono totalmente rigettate. Niente viene in essere e niente rimane in essere senza essere amato e voluto da Dio. La fedeltà del Dio a Israele è paragonata all'attendibilità dei fenomeni naturali (Geremia 31,35) "La tua parola, Signore, è stabile come il cielo. La tua fedeltà dura per ogni generazione Hai fondato la terra ed essa è salda" (Salmo 119,89). L'ordine e la stabilità dei fenomeni naturali sono dati per scontati con la stessa tranquilla certezza mostrata dalla madre dei sette fratelli Maccabei. Le leggi di Dio sono valide per sempre e durano per sempre. La materia è interamente passiva e di conseguenza è sottomessa obbediente alla volontà di Dio, E una creazione perfetta per noi. in tutti questi racconti della creazione non c'è distinzione tra i cieli e la terra, tra il regno celeste e quello terrestre; entrambi sono fatti da Dio e sono totalmente soggetti alle sue leggi. Così secondo le credenze giudaico cristiane il mondo è la libera creazione di Dio dal niente. La struttura dei mondo non può perciò essere dedotta dai suoi primi princìpi; dobbiamo guardarla, osservarla e fare esperimenti per trovare come Dio la creò. Questo rinforza il principio Aristotelico che tutta la conoscenza avviene attraverso i sensi ma domanda di essere posta in un più ampio insieme di credenze concernenti la natura del mondo che è implicita nella dottrina della creazione. La teologia naturale di Aristotele è così trasformata nella teoria cristiana della divina provvidenza: Dio non è semplicemente il primo motore o la prima causa,. Egli è la causa dell'esistenza del mondo e del suo continuare in essere. Così noi sappiamo che il mondo è razionale perché fu creato ed è tenuto in essere da un Dio razionale. È contingente perché dipende dal fiat divino: Dio avrebbe potuto scegliere di creare il mondo in un modo differente. C'è qui un delicato equilibrio tra la razionalità e la libertà di Dio: tocca la bilancia in un modo o in un altro e tu hai la credenza in un mondo necessario o in un mondo caotico, entrambi nemici alla crescita della scienza. Infine noi abbiamo la sicurezza che l'impresa è fattibile, che il mondo è aperto alla mente umana perché Dio ci ha incaricati di dominarlo ed Egli non comanda l'impossibile. Il primo studio sull'effetto della teologia ebraica della creazione sulla filosofia Greca fu fatto nel I secolo prima di Cristo da Filone Giudeo di Ales-sandria. Egli accettò l'idea Greca di causalità immutabile ma non i modi di causalità proposti da Piatone, Aristotele e dagli storici. Seguendo le scritture egli sostenne che "Dìo non agì come Aristotele aveva creduto come una prima causa essenzialmente passiva, coeterna con il mondo emanata per necessità dalla divina ragione, che Dio non fece il mondo dalla preesistente materia come Piatone proponeva nel Timeo, che Dio non era né materiale né nel mondo come supposto dagli storici e che Dio non è in alcun modo obbligato, ma Egli agì con onnipotenza interamente libera nel creare dal niente un mondo separato da Se Stesso" (Crombie). Egli usò la parola logos per denotare la trama razionale sulla quale Dio modellò la sua creazione, le immutabili leggi che governano il mondo e che mostrano il potere di Dio in esso. Esse sono spesso oscure a noi, ma giacciono dietro i movimenti delie stelle e di tutti ì fenomeni naturali. Dio è il Signore Assoluto dell'universo, ha posto le Sue leggi ma può annullarle se vuole.

I primi secoli cristiani

     La nascita di Cristo nobilitò ulteriormente la questione dell'Universo e il Suo insegnamento rinforzò e rilanciò l'insegnamento contenuto nel Vecchio Testamento. La debilitante credenza in un Universo ciclico delie antiche culture fu decisamente superata dalla credenza cristiana nell'Unicità dell'Incarnazione. Da allora in avanti la storia non fu più un'infinita serie di cicli, ma una storia lineare con un inizio e una fine. Un insieme di credenze circa il mondo, date dall'insegnamento di Cristo,, alla fine portarono alla prima vitale nascita della scienza nell'Alto Medioevo e al suo susseguente fiorire nel Rinascimento.

     Nei primi secoli cristiani, parecchi filosofi esaminarono la cosmologia della Creazione nel contesto della teologia cristiana. Nel III secolo d.c. Lat-tanzio rifiutò la credenza degli Stoici che la natura fosse animata e che Dio fosse nel mondo e anche la credenza degli Epicurei che il mondo fosse semplicemente il prodotto del Caso, senza alcun disegno provvidenziale. Egli enfatinzò che Dio, con infinito potere, creò il mondo dal Nulla, così che Egli è assolutamente separato dalla sua Creazione, La natura è programmata da Dio, ultimamente, per il beneficio dell'uomo e non ha potere da se stessa che non venga da Dio. Questo significa che la natura è un meccanismo inanimato, funzionante secondo delle leggi fisse. Nel IV secolo d.c. Basilio di Cappadocia insistette, contrariamente a Piatone, Aristotele e ad altri filosofi greci, nel sostenere che la natura non è né animata né una sostanza vìvente dotata di sensi. Quando le piante e gii animali crescono, io fanno seguendo il comando di Dio e in accordo con le Sue leggi. Le credenze cristiane riguardanti la Creazione, enfatizzano non solo che l'Universo fu creato da Dio dal niente e nel tempo ma che l'Universo è totalmente dipendente da Dio e totalmente distinto da Dio. L'Universo è mantenuto in essere da Dio., e senza questo immediatamente cadrebbe nel Niente. A quel tempo vi erano appassionati dibattiti circa la natura di Cristo e le eresie abbondavano. Definire la vera natura di Cristo fu il compito di una serie di Concilii della Chiesa e il Concilio di Nicea (325 d.c.) formulò il Credo che è largamente riconosciuto oggi. È facile recitare quelle sante frasi senza rendersi conto pienamente del loro impatto e,ancora di più, della loro importanza per la scienza. L'inizio del Credo di Nicea afferma la creazione dell'Universo da parte di Dio: "Factorem coeli et terrae". Una delle prime eresie fu il Panteismo, che non distinse tra Dio e la sua Creazione, sostenendo che essa è, in qualche modo, parte di Dio. Nel mondo greco-romano, l'Universo era pensato come una emanazione da un Principio divino che non era distinto dall'Universo stesso. Il Panteismo è esplicitamente escluso dal Credo di Nicea quando dice che Cristo è l'Unico Generato Figlio di Dio. Cristo è generato, non creato; solo Cristo fu generato e così condivise la sostanza di Dio. L'Universo fu creato, non generato. Poiché il Panteismo era una della credenze che impedivano il nascere della scienza in tutte le antiche culture, il Credo di Nicea preparò la strada per la sola vitale nascita della scienza nella storia umana. Molti antichi cosmologi sostenevano che il mondo è un campo di battaglia tra gli spiriti del bene e del male. Questo dualismo è nemico della scienza perché rende il mondo imprevedibile. Il dualismo è escluso dal Credo di Nicea quando dice che la Creazione ha luogo tramite Cristo "per quem omnia facta sunt").

     Nella lettera ai Colossesi, san Paolo dice che tutte le cose furono create in Cristo e attraverso Cristo (Col. 1,15). Egli sottolineò Cristo come Logos divino e la conseguenza è che la Creazione deve essere pienamente logica e ordinata. Egli si riferisce alla creazione dal nulla quando loda Dio che riporta i morti in vita e chiama all'essere quelle cose che non erano state.(Rom.4, 17) e promette che attraverso Cristo essi avrebbero compreso la larghezza, l'altezza e la profondità (Efes.3, 18). Secondo la dottrina cristiana della creazione, Dio scelse di creare liberamente l'Universo. Egli non era in alcun modo obbligato né a crearlo né a crearlo nel modo in cui fece. Non è, perciò, un Universo necessario., nel senso che doveva essere creato o che non poteva essere creato in altro modo. Non c'è perciò alcuna possibilità di conoscere l'Universo per puro pensiero o per un ragionamento a priori . Noi possiamo solo sperare di capirlo studiandolo e facendo esperimenti. Così la dottrina cristiana della creazione incoraggiò il metodo sperimentale, essenziale per lo sviluppo delia scienza. La teologia di S. Agostino incoraggiò io studio sistematico del mondo naturale, poiché egli credeva che la sua natura sacramentale fosse simbolo delle verità spirituali. Egli era un grande osservatore dei fenomeni naturali, sempre attento ad ogni cosa che desse persino una fuggevole intuizione della Ragione dietro tutte le cose.

     Le leggi della natura sono oggettive e inesorabili, immutabili per noi ma non per Dìo. Egli incoraggiò lo studio della natura e la ricerca delle sue leggi per conoscere il libro della natura: "Guarda sopra e sotto, annota, leggi. Dio, che tu vuoi scoprire, non ha scritto le lettere in inchiostro; Egli ha messo di fronte ai tuoi occhi le cose che ha fatto". Seguendo Piatone, riconobbe l'importanza della matematica, dicendo che le leggi della natura sono leggi di numeri. C'è una trama razionale nella natura che deriva da leggi immutabili che governano il suo sviluppo attraverso il tempo. Egli fu interessato allo studio della natura principalmente perché rivela Dio all'osservatore attento. Le sue riflessioni filosofiche sulla natura del tempo sono ancora quotate come le più profonde mai scritte. All'inizio del VI sec.d.c. Giovanni Filopono, un seguace cristiano dì Piatone, che viveva ad Ales-sandria, scrisse ampiamente sul mondo materiale, mostrando l'influenza delle credenze cristiane su quelle del mondo pagano circostante, particolarmente su quelle derivanti dall'Antica Grecia. Egli commentò ampiamente Aristotele, che ammirava molto, ma quando l'insegnamento di Aristotele era contrario al credo cristiano non esitò a distaccarsene. Questo fu particolarmente importante nel suo commento sulla fisica aristotelica,dove disse, contrariamente ad Aristotele, che tutti i corpi cadevano nel vuoto alla stessa velocità, indipendentemente dal loro peso, e che i corpi lanciati si muovevano attraverso l'aria non a causa del moto dell'aria ma perché ad essi era stata inizialmente data una certa quantità di moto. Questa è una notevole anticipazione delle idee normalmente associate a Galileo e mostra una decisa rottura con la fisica aristotelica. Egli non fu il primo scrittore dell'antichità a rompere con Aristotele ma lo fece chiaramente e decisamente. Il legame tra il suo rifiuto delle idee aristoteliche e le sue credenze cristiane deve essere trovato nella dottrina della creazione. Riguardo alla questione del movimento egli chiese "non potrebbe Dio, loro creatore, dare al Sole, alla Luna e alle stelle, una certa forza cinetica, allo stesso modo nel quale cose leggere e pesanti ricevono la loro tendenza a muoversi?". Egli credeva anche che le stelle non fossero fatte di etere ma di materia ordinaria, rifiutando così la distinzione aristotelica tra materia terrestre e materia celeste.

     Questo mostra, molto chiaramente, che le credenze cristiane circa il mondo sono incompatibili con le credenze aristoteliche sulla divinità della materia celeste e sull'eternità del moto. Era così inevitabile che il diffondersi della cristianità dovesse condurre, alla fine, alla distruzione della fisica aristotelica, aprendo la strada alla scienza moderna. Ciò non vuoi dire, comunque, che le credenze cristiane diano delle specifiche direttive per lo sviluppo della scienza, bensì la rimozione di ostacoli è di per se stessa un servizio non indifferente.

     Filopono fu anche il primo a dire che la Genesi fu scritta per istruzione spirituale e non scientifica, un'affermazione saggia che era di gran lunga in anticipo sul suo tempo per essere congeniale ai teologi contemporanei. Questa audacia teologica forse spiega perché le sue idee non condussero ad ulteriori sviluppi scientifici. Le sue idee sul movimento sono notevolmente simili a quelle di Buridano e di Oresme nell'Alto Medioevo che riuscirono ad iniziare l'avventura scientifica. Per essere fruttuose, le idee non devono solo essere giuste, ma hanno bisogno di cadere su un suolo fertile, in questo caso una società sufficientemente sviluppata per sfruttarle pienamente e questo mancava a Filopono, Ci si è domandato se le idee di Filopono fossero note a Buridano, ma niente sembra essere stato stabilito con certezza in proposito. Noi siamo ora sulla soglia di questo decisivo varco che condusse, alla fine, alla nascita della scienza moderna.

L'Alto Medioevo

     All'iniziò del XII secolo Ugo di San Vittore vide lo studio del mondo naturale come un processo a due facce, prima l'ascesa della ragione al puramente spirituale e poi la discesa per esaminare alla luce della ragione l'informazione data dai sensi. Facendo così egli espresse il razionalismo matematico di Piatone e ispirò i suoi contemporanei Guglielmo di Conches, Thierry di Chartes e Ade-lardo di Bath per i quali la realtà era natura autonoma che doveva essere compresa dalla ragione. Nei secoli XII e XIII vi fu un notevole fiorire di creatività in molte aree dell'attività umana. Ad un livello sociologico questo fu largamente dovuto al nuovo concetto di trattare un gruppo dì persone come un'entità legale separata. Questo li mise in grado di agire con considerevole libertà ma sempre secondo la legge. Ne risultò quella che è stata chiamata la rivoluzione papale secondo la quale la Chiesa proclamava la sua libertà dalle autorità civili. Precedentemente, era normale che le cariche del clero fossero designate dalle autorità civili, ma ora la Chiesa insistette che essa sola aveva l'autorità di fare questo. Questo rese la chiesa un'entità legale separata e pose vincoli al potere delle autorità civili. Il risultato più significativo fu la creazione di un sistema legale separato con propria area di giurisdizione. Una volta che questa idea fu stabilita, sia Chiesa che stato divennero federazioni di molte corporazioni ognuna con una misura di autonomia. Tra queste erano le città, le prime università, le professioni legali e mediche, le banche e le organizzazioni di affari e, più tardi, la comunità scientifica stessa. Nell'alto medioevo,, molte università furono fondate dalla Chiesa per dare un'educazione superiore a coloro che erano educati nelle scuole monastiche, per formare i futuri ecclesiastici e per facilitare il diffondersi del sapere. Fu in queste università che il passo decisivo, che portò alla nascita della scienza, moderna ebbe luogo. I lavori di Aristotele e di altri filosofi greci furono tradotti in latino e furono usati dai teologi per esprimere le verità delia fede in un linguaggio più preciso e dai filosofi per perfezionare la loro concezione del mondo naturale. Il prestigio di Aristetele era così grande che i filosofi delle scuole medioevali insegnavano commentando i suoi testi.

     Parte dell'insegnamento aristotelico,, comunque,, era incompatibile con la fede cristiana, e i filosofi non esitarono a dissociarsi da Aristotele quando questo sembrò necessario. Nel 1215, il quarto concilio Lateranense decretò che tutta la creazione, spirituale e materiale, ebbe luogo dal nulla e nel tempo. Questo in diretto contrasto alla credenza aristotelica dell'eternità del mondo. Ci fu un intenso dibattito su una varietà dì argomenti, precisamente riguardanti la creazione dei mondo e il movimento dei corpi. Nel 1277, il vescovo di Parigi, Etienne Tempier, ritenne necessario condannare 219 proposizioni filesofiche come contrarie al credo cristiano. Il suo principale scopo fu di difendere il potere assoluto di Dio contro qualsiasi tentativo da parte dei filosofi aristotelici di mettere dei limiti adesso. Parecchie delle proposizioni condannate mettevano dei limiti al potere di Dio, dicendo, per esempio, che Egli non può fare più di un mondo o spostare il mondo in modo tale da produrre un vuoto. Tempier così riasserì la credenza che Dio può liberamente creare qualsiasi mondo esattamente come vuole. Questo fu un punto di svolta nella storia del pensiero, poiché liberò i filosofi dalla schiavitù ad Aristotele e incanalò le speculazioni filo-sofiche circa il moto in una direzione che portò alla fine alla distruzione della fisica aristotelica, così aprendo il varco alla scienza moderna. La teologia dell'onnipotenza divina ebbe importanti conseguenze per lo sviluppo della scienza come risultato delia distinzione di S. Tommaso d'Aquino tra il potere assoluto ed i poteri stabiliti da Dio. Dio ha sempre potere assoluto su tutte le cose, ma Egli dota il mondo naturale di nature specifiche, secondo il suo piano di creazione. Queste normalmente determinano il comportamento dei fenomeni naturali. Così diventa un'attività ragionevole cercare di scoprire riguardo al mondo. Normalmente per virtù del potere stabilito da Dio, il mondo naturale segue strettamente le leggi di Dio, tuttavia ciò non impedisce a Dio di fare qualsiasi cosa egli scelga per virtù del suo potere assoluto. Questo rinforza la stabilità della natura come segno della fedeltà di Dio così frequentemente espressa nell'antico testamento, mentre lascia aperta la possibilità di miracoli.

     Uno dei filosofi medioevali, Giovanni Buridano, fu particolarmente interessato alla natura del moto. Questo è il più fondamentale problema dei fisici e così se la scienza deve cominciare incomincia qui. In piena coerenza con il suo credo nella creazione, egli scrisse: "Dio quando creò il mondo, mosse ogni orbita celeste come volle e nel fare ciò impresse loro impeti che li tennero in movimento senza che egli dovesse più farlo, eccetto che secondo il metodo dell'influenza generale per la quale Egli concorre come coagente in tute le cose che hanno luogo". Questo reinterpreta l'affermazione di Aristotele che necessitava la continuazione di un motore per tutto il tempo del moto. Il motore è ora collocato all'interno del corpo e ciò che Burida-no chiamò impetus fu più tardi perfezionato come concetto di quantità di moto e il suo intuito divenne la prima legge di Newton sul movimento. I lavori di Buridano furono largamente pubblicati e le sue idee divennero note in tutta Europa, a Leonardo da Vinci e agli scienziati dell'epoca rinascimentale. Il credo cristiano nella creazione di un mondo da parte di Dio pure minò la netta distinzione aristotelica tra materia celeste e terrestre. Poiché entrambe sono create, perché dovrebbero essere differenti? In verità Buridano illustrò il suo concetto di impeto con riferimento ai grandi spazi, così implicitamente presupponendo che i movimenti terrestri e celesti sono simili. Ciò rese possibile che Newton capisse che la stessa cosa che spinge una mela al suolo tiene la Luna in orbita.

     Una componente vitale nella nascita della scienza è la credenza nell'ordine del mondo, cioè, l'idea che ogni evento è il preciso risultato di eventi precedenti. Questo implica che qualsiasi misura noi facciamo dovrebbe corrispondere esattamente, pur nell'ambito delle incertezze, proprie del metodo di misura, con le nostre teorie. Un corollario di questo è che se noi vogliamo provare le nostre teorie, noi dovremmo calcolare le grandezze in modo più accurato possibile. L'insistenza sulla precisione è essenziale per il progresso della scienza. (...)

La scienza nella Cristianità Orientale

     La spiegazione della nascita della scienza nell'Europa Orientale nell'Alto Medioevo come frutto delle credenze concernenti il mondo materiale inerenti alla teologia cristiana, solleva la questione del perché sia successo nell'Europa occidentale e non in quella orientale dove è ugualmente fiorita la cristianità. Uno avrebbe potuto aspettarsi che la scienza fiorisse prima nell'Est, perché l'Est era l'erede della saggezza dell'antica Grecia, preservata e per certi aspetti sviluppata dagli studiosi Arabi. Infatti dal Vili al XIV secolo la matematica, l'astronomia, l'ottica, la fisica e la medicina erano molto più sviluppate nei paesi islamici che nell'Europa Occidentale. In un'area culturalmente fertile, ad esempio, gli astronomi arabi avevano così migliorato il sistema tolemaico che esso era da un punto di vista matematico equivalente al sistema copernicano, nonostante fosse ancora geocentrico. Eppure la supremazia fu persa in una zona dopo l'altra non appena sorse l'Occidente e la scienza araba decadde. Questa erudizione arrivò all'Occidente non attraverso la Cristianità Orientale, ma principalmente per mezzo delle traduzioni dall'Arabo fatte in Spagna. La tradizione scientifica Bizantina perse la sua originalità, accontentandosi dei successi dei Greci e dei Romani. Così non furono in grado di sviluppare la tecnologia e di usare delle loro conoscenza teoriche per scopi pratici.

     Può la spiegazione della differenza tra la vitalità della scienza nell'Occidente e la sua assenza virtuale nell'Oriente essere dovuta a una differenza tra la teologia occidentale e quella orientale, o ci sono altre spiegazioni, forse in termini di fattori sociologici, che a loro volta potrebbero o no avere le loro origini nella teologia? Le credenze teologiche della Cristianità occidentale e orientale sono essenzialmente le stesse, ma ci sono differenze importanti a livello concettuale e pratico. Queste differenze sono difficili da descrivere perché ci sono molti contro-esempi per qualsiasi affermazione generale possa essere fatta. Infatti entrambe assegnano un grande valore alla ragione e alla preghiera, ma l'enfasi è diversa. Nell'Occidente lo stesso lavoro dello studioso era considerato una forma di preghiera. Ordini religiosi, come i Domenicani, furono fondati per predicare e per insegnare nelle scuole e nelle università, e le loro ore di preghiera erano regolate in modo tale da riservare del tempo per lo studio. I Domenicani, come Tommaso d'Aqui-no, insegnarono nelle università e usarono la ragione per trovare ciò che potevano a riguardo di Dio, sviluppando così la Teologia Scolastica. Nei monasteri dell'Oriente, i monaci trascorrevano molte ore in preghiera contemplativa e raggiungevano così la conoscenza di Dio, ma una conseguenza inevitabile è che avevano meno tempo per studiare e per scrivere. Di grande importanza per l'origine della scienza è il concetto di tempo. Prima dell'avvento della scienza le nostre attività seguivano il tempo biologico, governato dal naturale susseguirsi del giorno e della notte, le fasi della Luna, e il trascorrere delle stagioni. In contrasto il tempo scientifico è una sequenza regolare e a ogni istante corrisponde un numero, misurabile con alta precisione. I monasteri avevano bisogno di un mezzo per misurare il tempo per regolare le ore di preghiera e di lavoro e inizialmente seguivano il tempo biologico, con il supplemento di orologi ad acqua e sabbia. Nei monasteri occidentali, erano stati sviluppati orologi molto sofisticati sin dal XII secolo, mentre sul Monte Athos gli orologi, importati dall'Occidente, non furono usati fino al XVIII secolo. Anche adesso, l'Oriente ha una concezione del tempo più rilassata. L'uso del tempo biologico è associato alla tecnologia primitiva, mentre una tecnologia più sviluppata viene con il tempo scientifico. Così i più grandi monasteri hanno fatto molti progressi tecnologici per scopi domestici e industriali, come i mulini e le seghe ad acqua . Questo è di cruciale importanza per lo sviluppo della scienza.

     Ci sono anche varie ragioni sociologiche per cui la scienza è nata nell'Occidente e non nell'Oriente. È essenziale per il lavoro intellettuale creativo che ci siano posti dove lo si possa svolgere senza influenze esterne, così che le persone siano libere di pensare quello che vogliono e di seguire la loro ragione ovunque li porti. Queste opportunità erano offerte dalle università, e ne furono fondate molte nell'Occidente dal XII secolo in poi. Il passo cruciale che ha portato alla nascita della scienza moderna è avvenuto nell'università di Parigi.

     In Oriente, nel IX secolo, dopo la fine della lotta iconoclastica, c'è stata una spettacolare rinascita intellettuale e artistica, e Costantinopoli ha attratto molti illustri studiosi. C'era, comunque, poco interesse per la scienza e per la tecnologia. La società bizantina era fortemente assolutista, con la Chiesa e lo Stato strettamente legati. L'imperatore era considerato il vicereggente di Dio, e come sovrano sia della Chiesa che dello Stato, la sua parola era legge. C'era un'organizzazione dello stato molto centralizzata con un servizio civile molto sviluppato, cosi che praticamente tutte le attività erano controllate dall'imperatore. Gli scambi e il commercio erano rigidamente controllati, non per servire gli interessi dei mercanti, ma per subordinare la vita economica all'interesse dello Stato. Effettivamente c'erano delle scuole, ma non veniva incoraggiato il dibattito indipendente, e la concezione statica della vita non contribuiva allo sviluppo della scienza.

     Nell'Occidente, d'altro canto, le università erano centri di dibattiti intellettuale, dove nuove visuali venivano esposte e discusse. La gente parla e discute liberamente quando è personalmente sicura, quando sa che può dire quello che vuole senza pericoli di alcun tipo. Questa sicurezza può essere garantita dall'appartenenza ad una organizzazione, come una università, che incoraggia le discussioni libere, o da una società che rispetta il diritto alla proprietà privata. Nell'Occidente questo era stabilito per legge, mentre nell'Oriente la proprietà dipendeva dalla volontà del legislatore, e poteva essere revocata in ogni momento. Se uno vive nella paura perpetua che il legislatore possa improvvisamente portargli via la casa, difficilmente è indotto a svolgere attività che possano suscitare la collera dell'autorità. Nel XII secolo i crociati causarono costernazione a Bisanzio, quando la attraversarono nel loro percorso verso la Terra Santa, inasprendo le tensioni di vecchia data tra l'Oriente e l'Occidente. Queste raggiunsero l'apice con il sacco di Costantinopoli nel 1204. I bizantini sopravvissero altri due secoli, ma vennero fatalmente indeboliti ed alla fine caddero in mano ai turchi nel 1453. Questi fattori sociologici sono sufficienti per spiegare perché la scienza non sorse nella cristianità orientale, e sembra che questi siano più importanti di qualsiasi differenza teologica.

da un saggio di Peter Hodgson


BIBLIOGRAFIA
Siti internet per approfondire:

Torna all'inizio della pagina